“Fredda, sconcia, puerile”. Per come emerge dalle Lettere di Polianzio, l’Eneide di Caro è forse uno dei più odiosi ‘delitti’ letterari della storia moderna. Eppure, fra commistioni estetico-scientifiche e calibrate allusioni al milieu arcadico, Algarotti trasforma la demolizione della più acclamata fra le traduzioni virgiliane in un eccellente casus belli: gli eclettici salti linguistici e gli ammiccamenti culturali (gli antichi, Tasso, Boileau, lo “Scriblerus Club”) fanno dell’Eneide l’occasione ottimale per confutare e rovesciare l’intero apparato critico e culturale dell’Italia post-barocca, frutto di una profonda elaborazione della crisi del gusto moderno – italiano soprattutto – di inizio Settecento. Interrogativi e ricerche per ‘pensare’ la poesia e il ruolo dell’intellettuale.
University of Florence, Italy - ORCID: 0000-0002-0652-2438
Titolo del libro
Lettere di Polianzio ad Ermogene intorno alla traduzione dell’Eneide del Caro
Curatori
Martina Romanelli
Autori
Francesco Algarotti
Opera sottoposta a peer review
Anno di pubblicazione
2022
Copyright
© 2022 Author(s)
Licenza d'uso
Licenza dei metadati
Editore
Firenze University Press
DOI
10.36253/978-88-9273-995-6
eISBN (pdf)
978-88-9273-995-6
eISBN (xml)
978-88-9273-996-3
Collana
Biblioteca di Studi di Filologia Moderna
e-ISSN della collana
2420-8361